ICO: nuove frontiere e sicurezza negli investimenti

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Cosa sono le Ico e perchè costituiscono una nuova formula di finanziamento per le imprese? Il nostro avvocato Giulia Santoro ne delinea gli aspetti legali più rilevanti, per affrontare in sicurezza i propri investimenti

La Ico (Initial coin offering) è una nuova formula di finanziamento, non ancora specificamente regolamentata, adottata da società tecnologicamente innovative con lo scopo di ottenere fondi (generalmente) icoattraverso lo scambio di token, ossia monete digitali (cryptovalute), con valuta tradizionale. La transazione è processata da piattaforme funzionanti secondo la tecnologia blockchain.
Il ritorno finanziario dei soggetti che decidono di acquistare tali token è legato all’incremento nel tempo del valore della cryptovaluta, sia esso già esistente o di nuova creazione.
Pertanto, per gli investitori rappresenta un’operazione ad altissimo rischio di investimento e di gestione.

La prassi prevede alcuni step:
  1. Studio e predeterminazione dei termini e delle condizioni generali dell’operazione;
  2. Annuncio del progetto usando piattaforme quali bitcointalk announcement;
  3. Determinazione dei termini e le condizioni generali dell’operazione sono poi affinati sulla scorta dei feedback ricevuti
  4. Definizione della data di partenza dell’Ico e relativa pubblicizzazione.
Dal punto di vista legale le Ico rappresentano un fenomeno sostanzialmente indefinito.

icoGiacché nel settore non ci sono regole, anche per lanciare un’offerta iniziale di moneta non serve affrontare il processo di controllo che precede una quotazione in Borsa.

Inoltre, oggi le tecnologie per creare una nuova criptovaluta hanno costi irrisori, perciò in poco tempo e senza grandi investimenti qualsiasi società può presentarsi al mercato con la sua raccolta fondi e il gettone correlato. Con queste premesse, le Ico sono state salutate come la più innovativa soluzione per finanziarsi al di fuori dei canali tradizionali, specie per le startup.

In linea di massima i token sono commerciati come Digital Goods (beni digitali), piuttosto che come financial assets (assets finanziari).

Di conseguenza, le Ico sono generalmente considerate crowd sales (vendita alla folla). Analizzando il fenomeno sulla scorta delle normative attualmente esistenti, questo, in realtà, va ad inquadrarsi soprattutto nell’Equity Crowdfunding.

In molti i casi, infatti, la struttura data alla Ico rende i token pienamente assimilabili a corporate bond/shares ed in tal caso le normative correnti sull’equity crowdfunding sono già potenzialmente applicabili al fenomeno.
Il problema maggiore si ha quando l’operazione è strutturata in modo che i token siano solo dei mezzi per monitorare il successo della società.

Il meccanismo in questo secondo caso sarebbe molto simile a quello di una Ipo (Initial public offering) tradizionale, trattandosi sostanzialmente di un’offerta al pubblico degli investitori di “titoli” di una società, che si prestano al futuro utilizzo come mezzo di pagamento o di scambio.

La differenza maggiore riguarda la diversa fase del ciclo di vita della società.
L’Ipo, infatti, avviene in riferimento ad una impresa in fase di consolidamento (il che significa fattori di rischio e ritorni sull’investimento minori), mentre la Ico finanzia una realtà imprenditoriale in fase di avvio (il che significa fattori di rischio e ritorni sull’investimento molto più alti).

Le Ico, di fatto, aprono la società al pubblico degli investitori, tra i quali investitori non qualificati e non in grado di fare attività di Due Diligence sull’operazione. Tutto ciò è potenzialmente in grado di creare una forte asimmetria informativa in un mercato secondario, veloce e liquido, quale è quello delle cryptovalute, potenzialmente sfruttabile da chi fa trading in modo speculativo a danno di tali investitori non qualificati (privi degli strumenti idonei a percepire gli alti rischio dell’investimento).

Alcune giurisdizioni, pertanto, proprio in considerazione di ciò, sembrano tendenzialmente orientate a regolare le Ico come un qualcosa di molto vicino alla vendita di azioni e titoli.

Da un punto di vista legale, pertanto, lo scenario peggiore ed i rischi maggiori sono rappresentati dal potenziale mancato rispetto di normative esistenti considerate applicabili anche alle Ico, quali quelle che disciplinano le Ipo, con conseguente irrogazione di sanzioni.
Nel frattempo, allo scopo di limitare al massimo eventuali conseguenze di natura legale, la Ico:

a) dovrebbe essere fatta solo da società dotate di buone caratteristiche di auditing legale;
b) dovrebbe essere basata su documenti informativi, molto simili ai prospetti informativi;
c) dovrebbe essere strutturata rendendo concettualmente i token assimilabili a shares e dovrebbero essere previsti profit sharing, diritti di voto e di covendita, il tutto nel pieno rispetto delle attuali normative sull’equity crowdfunding;
d) dovrebbe essere basata su smart contracts non modificabili, a garanzia della serietà dell’operazione e che diano evidenza automatica del non rispetto delle regole sulla base delle quali l’operazione è stata strutturata;
e) dovrebbero sfruttare piattaforme blockchain che diano garanzie in termini di esistenza futura, di non manipolabilità, di determinismo negli smart contract (garanzie che allo stato sembrano essere riscontrabili, pur con tutti i limiti del caso, in riferimento ai soli bitcoin).

Se vuoi avere maggiori informazioni o richiedere un parere legale sulle ICO, scrivi un’email a info@samlegal-pr.com